Nel terzo articolo di questo numero (I segni dello zodiaco di Alessandro Casagrande. Circolarità e rettilineità), Paola Maurizi si dedica ad una composizione di Alessandro Casagrande, un musicista nato negli Anni ’20 del secolo scorso, ma praticamente sconosciuto alla musicologia tradizionale. Casagrande non è vicino a nessuna delle avanguardie del ‘900, ma è tra quei compositori «che vogliono opporsi alla dissoluzione tonale e costituire un argine agli eccessi di ricerca perché sentono troppo rapido il succedersi di eventi musicali e di situazioni nuove alle quali l’ascoltatore, malgrado tutto, non riesce ad adeguarsi. Una scelta di campo che ha assunto a lungo, dopo la sua morte, la valenza di una vera e propria pregiudiziale linguistica ma che, oggi, appare degna di pari attenzione» (p. 69).
I segni dello zodiaco op. 24 per pianoforte furono composti nel 1963 e testimoniano della ricerca di un linguaggio personale fondato su una concezione allargata della tonalità e sulla scelta di contrasti ritmici e armonici molto evidenti.
I risultati dell’analisi, condotta in modo tradizionale,riguardano soprattutto gli aspetti motivici, le scelte tonali e l’uso di figure specifiche funzionali alla descrizione dei singoli segni. Nel primo e nell’ultimo segno, Ariete e Pesci, Maurizi individua due citazioni (Astro del ciel e Dies irae) che nel rappresentare la gioia della nascita e il timore della fine, suggeriscono una riflessione sia sul tempo passato e futuro sia sulla concezione lineare cristiana di questo interessante compositore italiano.
(Egidio Pozzi, Editoriale, pp. 2-3)